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LE ARMI DEL KOBUDO E LE LORO ORIGINI


LE ARMI DEL KOBUDO E LE LORO ORIGINI

ANALISI STORICO-TECNICA



Gentili lettori ben ritrovati, oggi voglio rendere pubblico un lavoro che da tempo mi prefiggevo di realizzare e condividere, finalmente dopo diversi sforzi sto per presentarvelo. Questo articolo racconterà agli appassionati di arti marziali le origini storiche e le caratteristiche tecniche-specifiche delle diverse armi bianche che vengono utilizzate nel kobudo, l'antica arte marziale nata sull'isola di Okinawa. Molte leggende vengono raccontate su questo tema e con questo scritto desidero far conoscere il frutto del lavoro di una persona che ha dedicato anni di studi e ricerche sulla storia delle arti marziali native dell'arcipelago delle Ryukyu. Sto parlando di Christian Faurillon, un praticante di arti marziali francese che ha parecchi anni di esperienze alle spalle sia nel judo che nel karate oltre che nel kobudo. Se volete scoprire qualcosa in più su di lui vi invito a visitare il suo blog. Io da anni faccio ricerche online su queste tematiche e posso dire di aver difficilmente trovato un sito così ricco di storia riguardante le arti marziali sopra citate quindi ho deciso di contattare l'autore di queste preziosissime pagine e gli ho chiesto se potevo tradurre alcuni suoi lavori e prendere spunto ispirandomi ad altri per scrivere a mia volta, utilizzando anche la mia conoscenza ed esperienza, degli articoli che possano essere un valore aggiunto per tutti gli appassionati italiani e non di queste arti. L'articolo che segue dunque è una mia personale rielaborazione, che riassume il contenuto di diversi articoli scritti dal Sig. Faurillon. Inserirò comunque costantemente dei link di collegamento alle pagine originali in modo che possiate sempre risalire e visionare l'originale in lingua francese. 

Possiamo iniziare.

 BO - KUN 

Tra le varie armi tipiche del kobudo di Okinawa il bastone lungo è sicuramente la più comune tanto da essere conosciuta ed utilizzata su quasi tutte le isole dell'arcipelago. Eccellente per la difesa quest'arma è facile da mantenere e relativamente semplice da usare. Non per niente nella maggior parte, se non in tutte, le scuole di kobudo è l'arma fondamentale e di base. L'utilizzo marziale di quest'arma sembra aver incorporato e beneficiato delle tecniche e dei principi della danza (Bo odori) ma questo discorso vale anche in direzione opposta quindi anche la danza nel tempo è stata influenzata dall'utilizzo marziale del BO ed oggi in tutte le Ryukyu si contano più di quaranta villaggi che praticano una particolare e distinta danza-marziale basata sull'utilizzo di questo bastone. L'uso di quest'arma ha avuto dunque molto probabilmente diverse influenze, ed anche se non vi sono prove indiscutibili attraverso alcuni scritti ed alcune ricerche si può riassumere dicendo che vi furono influenze di primo e di secondo grado. 

Bastone.

Influenze di primo grado:

Dirette: Danza tradizionale di Okinawa. Queste danze rurali erano praticate principalmente dai giovani maschi in vacanza e venivano eseguite seguendo il ritmo dei tamburi e dello sanshin, il tipico liuto di Okinawa.

Indirette: Arte del bastone della scuola cinese di Shaolin. I rappresentanti dell'ordine che lavoravano nei vari villaggi, erano nobili dipendenti pubblici "ajiuchi" ed utilizzavano il BO come arma e molto probabilmente lo stile utilizzato poteva provenire dall'arte cinese molto rinomata in tutto il medio oriente. 

Influenze di secondo grado:

A. L'arte del bastone giapponese: I nobili dell'isola avevano una buona conoscenza delle arti marziali giapponesi e in molti casi preferirono le armi giapponesi a quelle cinesi in quanto risultavano di miglior fattura. Senza dubbio le tecniche tipiche del clan Satsuma come ad esempio il Jigen-ryu influenzarono molto le arti marziali okinawensi.

B. Viaggi marittimi: Diplomatici, commercianti e marinai durante i lunghi viaggi via mare vennero in contatto con tante e diverse culture asiatiche ed è quindi molto probabile che abbiano visto e magari imparato tecniche di altre arti marziali che in seguito possono aver influenzato quelle delle loro terre native.

C. Paesi in contatto diplomatico/commerciale con il Regno delle Ryukyu: Molte scuole di arti marziali asiatiche utilizzano i bastoni come armi e quindi possono avere dei legami tra loro.

D. Influenze dall'Oceano Pacifico: Vi sono somiglianze tra le danze con i bastoni di Okinawa con la danza tradizionale delle isole Caroline e quindi una possibile influenza, seppur le due culture erano molto distanti tra loro, non è da escludere.

Un piccolo chiarimento:

Sull'isola di Okinawa non si usava la parola BO ma si quest'arma veniva chiamata KUN che sembra derivare dalla parola cinese "kon".

Curiosità: 

Le principali piante da cui si ricava il legno per la produzione di questi bastoni sono:

-Areca catechu;
-Quercus acuta;
-Podocarpus macrophyllus;
-Schima liukiuensis;
-Lithocarpus edulis;
-Garcinia subelliptica;
-Ternstroemia gymnanthera;
-Quercus miyagi.

P.S. I nomi sono quelli scientifici per facilitarne la ricerca.

Haibo (bastone curvo) e Togaibo (pungiglione per animali?)

Curiosità:

Per il mantenimento del legno nel tempo veniva usato un olio bianco ottenuto dal fegato degli squali. Questo olio serviva ad evitare l'invecchiamento del legno e ad evitare l'azione di vermi e tarme  e poi vi era la credenza, dettata dalla cultura okinawense, che attribuiva a quest'olio la funzione di allontanare spaventando gli spiriti malvagi. Oggi quest'usanza è quasi del tutto scomparsa e per mantenere le armi è possibile utilizzare altre sostanze naturali. Ho scritto un articolo al riguardo che vi consiglio di  leggere. 

La lunghezza dei bastoni viene misurata con una tradizionale unità di misura chiamata "shyaku" che equivale a: 

1 shyaku = circa 30 centimetri.

La lunghezza indicata del bastone per la pratica del kobudo dovrebbe equivalere all'incirca all'altezza del praticante o essere compresa tra i 10 e i 15 centimetri in più.

Vi lascio una playlist di video di un kata tradizionali registrati per il torneo internazionale del karate e del kobudo di Okinawa.



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NUNTI 

Il nunti è un arma meno utilizzata rispetto al bo eppure vi sono ancora alcune scuole di kobudo nelle quali rientra nella pratica. Tra queste sicuramente sono da menzionare la scuola Kingai-Ryu e la scuola Matayoshi. Quest'arma bianca è caratterizzata da una lama oppure una punta posta su di un'estremità di un bastone o un'asta. Vi sono due possibili fonti da cui quest'arma potrebbe aver tratto ispirazione per la sua evoluzione ed ora andiamo a scoprirle:

Nunti.


prima fonte: arpioni da pesca;

Secondo questa versione il nunti deriverebbe dagli arpioni utilizzati nella pesca di grossi pesci anche se il tipo di punta di questi arpioni differisce molto dalla punta del nunti che è liscia e questo dettaglio rende difficile credere a questa versione in quanto gli arpioni devono essere progettati in modo che una volta entrati nella carne dell'animale questi si incastrino e non lascino scappare la preda (arpionata).

Punte di arpioni usati nelle isole Ryukyu.

seconda fonte: arma cinese;

Questa versione è sicuramente la più affidabile e vuole che il nunti derivi da un'arma usata dalla cavalleria dell'esercito cinese della dinastia Tang. L'arma in questione è un tridente chiamato "wu cha". Si può notare nella foto sottostante che la punta di questo tridente cinese era liscio così come quello della sua evoluzione okinawense.

Punta del tridente wucha.



Vi lascio un video  nel quale il Maestro Mikio Nishiuchi illustra le principali caratteristiche di questa particolare arma e nel quale dimostra anche alcune sue applicazioni.




Di seguito invece potete vedere l'esecuzione di un kata di nunti eseguito dal Maestro Yamashiro Kenichi.



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EKU - UEKU

Il remo o pagaia è uno strumento che è stato utilizzato in tutte le culture che avevano la necessità di navigare le acque per procurarsi il cibo oppure per altri scopi politici e sociali. Le isole dell'arcipelago delle Ryukyu in questo non fanno eccezione infatti il remo veniva e viene tutt'ora utilizzato sulle imbarcazioni tipiche chiamate "sabani". Oggi queste imbarcazioni sono prevalentemente usate in eventi sportivi o festival in cui si gareggia divisi in squadre principalmente nel periodo estivo.

Questo strumento era perfetto per gli uomini di mare che in caso di necessità lo potevano usare come arma. Grazie alla parte più ampia, la pala, che ha una forma affusolata si possono sferrare colpi molto pericolosi ma una delle caratteristiche principali dell'utilizzo di quest'arma sta nel fatto che veniva utilizzata per sollevare e lanciare mirando il viso dell'avversario la sabbia oppure l'acqua salata per distrarre e mettere fuori "uso" il nemico per poi fuggire o finirlo. 

Remi.

Grazie a quest'arma le persone potevano difendersi dall'attacco di pirati o mal intenzionati grazie alla sua efficacia ed alla sua reperibilità anche se rispetto al bastone quest'arma richiedeva maggior destrezza e forza in quanto più pesante e di forma asimmetrica. I più esperti si facevano costruire o si costruivano dei remi "su misura" con specifici rapporti di peso e tipologia di legno. 

Vi lascio un video di un kata eseguito da un praticante di kobudo della scuola Ryuei-Ryu.



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NUNCHAKU

Il nunchaku è molto probabilmente tra le armi del kobudo quella più conosciuta al difuori della cerchia di persone che praticano le arti marziali. Questa popolarità è data dal fatto che nelle pellicole cinematografiche degli anni settanta, che mostrarono al grande le pubblico queste discipline orientali, vi fu uno tra i più conosciuti artisti marziali di sempre che usava spesso questo strumento. Sto parlando di Bruce Lee che con le sue interpretazioni fece esplodere il genere cinematografico basato sulle arti marziali. Ci tengo a precisare che il modo in cui viene usata quest'arma nei film è molto lontano dalla sua controparte reale, soprattutto, se confrontato con il kobudo di Okinawa.



Qui sopra possiamo vedere l'utilizzo di quest'arma mirato alla spettacolarizzazione e quindi molto lontano dal modo reale e marziale di farlo e quindi desidero condividere un altro video nel quale potremo vedere un maestro okinawense che insegna alcune tecniche reali ed efficaci per la difesa personale contro un avversario armato di coltello. Sto parlando di Masahiro Nakamoto, Maestro 10° dan di kobudo.




Ora dopo questa precisazione vediamo di capire quali sono le origini di quest'arma che come tutte le altre armi di quest'arte non sono ben definite e facili da verificare. Principalmente ci sono due versioni sulle origini del nunchaku:

prima versione possibile: flagello per trebbiatura (correggiato);

In tutto il mondo prima dell'avvento delle macchine e della tecnologia le pratiche agricole erano eseguite con la forza delle braccia e delle gambe. Per trebbiare i cereali e per sgranare i legumi venivano utilizzati dei particolari e semplici flagelli agricoli. Anche in Cina e Giappone questi attrezzi erano molto utilizzati così come in Italia e nel resto del mondo. Questo attrezzo rinforzato con parti metalliche e progettato appositamente per il combattimento era utilizzo nella tradizione marziale cinese e probabilmente arrivò ad Okinawa dove ancora oggi vi sono pochi esperti che utilizzano quest'arma chiamata "kurumambo". Pare che questo particolare stile sia conservato nella scuola Kingai-Ryu. 

Vi lascio di seguito un collegamento (link) sul quale potete cliccare per essere reindirizzati su Facebook dove potrete vedere un video nel quale il Maestro Yamashiro Kenichi dimostra un raro kata che prevede l'utilizzo di questa particolare arma. ⬇


Ad Okinawa vi era una versione di questo strumento agricolo che però aveva la caratteristica di essere più corto, nello specifico misurava tra i 10 ed i 12 centimetri e probabilmente serviva per trebbiare il riso. Può essere che il nunchaku possa derivare da questo strumento che veniva chiamato "fudosu". 

Nunchaku.


seconda versione possibile: componente d'imbracatura per cavalli (cavezza);

Esiste un particolare tipo di nunchaku chiamato "muge-nunchaku" che viene utilizzato in alcune scuole di kobudo ed è caratterizzato da una forma che ricorda uno strumento che faceva parte dell'imbracatura che veniva posta sul capo dei cavalli per condurli. Nello specifico questo strumento fungeva da morso ovvero evitava che i cavalli più selvatici si ribellassero al conduttore in quanto se il cavallo si voltava bruscamente sentiva dolore e quindi si calmava tornando a seguire la direzione imposta dalla persona. Oltre a questo veniva collegata ad una corda (longhina) con la quale si direzionava, tendendola, la testa del cavallo per farsi seguire nelle fasi di conduzione a piedi.

Coduttore di cavalli delle isole Ryukyu.

Si dice che l'evoluzione da strumento per la conduzione dei cavalli a quella di arma sia merito dei nobili che effettivamente apprezzavano le discipline che comprendevano l'utilizzo di questo animale, tanto bello quanto utile, prime tra tutte l'arte del combattimento a cavallo che era arrivata sull'isola dopo che il clan giapponese dei Satsuma la occupò nel 1609. 

Nobile monta un cavallo - Dipinto di Yamada Shinzan.

Curiosità:

La corda che serve per tenere uniti i due bastoncini è stata realizzata nel tempo con i seguenti materiali:

-Radice di Pandanus odoratissimum;
-Fibre vegetali;
-Criniere di cavallo;
-Capelli umani.

Curiosità:

Vi è chi sostiene che i nunchaku derivino da dei bastoncini che venivano utilizzati dalle sentinelle che di notte facevano dei turni di guardia e che utilizzavano appunto questo strumento per avvertire la presenza di un pericolo come ad esempio gli incendi. Questi bastoncini tenuti insieme da una corda venivano picchiati l'uno contro l'altro per produrre rumore.

Vi lascio un video in cui sempre il Maestro Masahiro Nakamoto esegue un kata di nunchaku.



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TONFA

I tonfa sono i predecessori dei moderni manganelli che vengono usati dalle forze dell'ordine di tutto il mondo. Probabilmente è l'arma che attraverso la sua evoluzione è rimasta più utilizzata fino ai giorni d'oggi per la difesa ed il mantenimento dell'ordine. Come le altre armi del kobudo conta più di una possibile origine ed ora andiamo ad elencare le più accreditate influenze che l'hanno condizionata maggiormente:

prima influenza: stampella cinese;

Si dice che un certo Ta Guiguzi, un famoso taoista, venne ferito durante la battaglia di Gui ling e in quell'occasione modificò la stampella che utilizzava per muoversi in un arma molto efficace e da li divenne il fondatore dello stile della stampella che prese il nome di "Guiguzi". Questo stile non molto famoso pare sia ancora insegnato in Cina. 

Arma cinese lunga circa 114 cm ed elencata come la numero 66 tra le armi del tempio di Shaolin.

seconda influenza: attrezzo agricolo per la macinazione;

Ad Okinawa venivano utilizzati dei piccoli mulini che venivano azionati a braccia utilizzando una sorta di maniglia con la quale si faceva girare la parte superiore del mulino di pietra. Così facendo si macinavano i vari cereali per ottenere le farine con le quali si sostenevano le famiglie. 

Maniglie dei mulini a braccio.

terza influenza: leva di comando per imbarcazioni;

Vi erano delle particolari imbarcazioni di origine cinese chiamate "sampan" ancora oggi utilizzate nel sud-est asiatico, che avevano dei particolari remi posti lateralmente o a poppa e che fungevano da timone per muoversi nell'acqua. Queste particolari leve venivano spezzate in un punto ben preciso ed in questo modo venivano ricavati i tonfa che servivano per difendersi.

Sampan nel Mar Cinese.

Di seguito potete vedere un kata, eseguito da un allievo del Maestro Nakamoto Masahiro e membro della scuola Bumbukan, nel quale utilizza con grande maestria i tonfa.



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SAI

Il sai è una delle armi più popolari tra i praticanti di kobudo, ed allo stesso tempo è tra le più apprezzate e conosciute anche da praticanti di altre discipline di combattimento. Non è raro trovarne un paio appeso alle pareti o sistemate negli appositi "porta attrezzi"  nei vari dojo o nelle varie palestre di arti marziali sparse per il mondo. I sai hanno una caratteristica che li rende strumenti il quale possesso era previlegio della società nobile dell'epoca. 

Sapete qual è questa caratteristica? 

Erano e sono tutt'oggi costruiti interamente in metallo, e questo materiale molto raro e costoso nel regno delle Ryukyu poteva essere quasi esclusivamente comprato dalle "tasche" dei nobili. 

Coppia di sai. Anticamente i sai venivano chiamati "sassu" il cui significato era "perforare, piantare".

Le possibilità che questo attrezzo fosse utilizzato dai contadini per piantare il riso, come viene spesso detto da chi sostiene che tutte le armi del kobudo okinawense trovano origine nell'agricoltura o in altri lavori tipici delle classi sociali più povere, sono veramente scarse ed i motivi di tale osservazione sono da un lato, come abbiamo visto prima, la carenza di ferro negli strumenti agricoli dovuta al costo di tale materiale e dall'altro lato abbiamo una mancanza di effettiva necessita nell'utilizzare uno strumento per piantare il riso. In Giappone come in altre parti del mondo questa pratica veniva e viene tutt'ora, in piccole realtà, effettuata a mano. Questi strumenti arrivano dall' India e sono arrivati ad Okinawa passando per la Cina e probabilmente la versione okinawense di quest'arma ha subito anche l'influenza di un'arma giapponese chiamata "jittei". Ora vediamo due influenze che hanno contribuito allo svilupparsi di quest'arma nel regno delle Ryukyu, una è diretta ed una indiretta:

influenza diretta: Cina;

Il sai è facile che sia giunto sull'isola di Okinawa grazie ad una delegazione cinese in visita diplomatica. Di queste "occasioni" ve ne furono numerosissime ed è quindi facile pensare che quest'arma sia frutto di questi scambi tra la Cina ed Okinawa. A sud della Cina, nella regione del Fujian, vi era un centro di accoglienza o una sorta di consolato okinawense nel quale soggiornavano in attesa di ripartire verso Pechino o per fare rientro nelle loro terre membri dell'alta società di Okinawa ma anche vittime di pirati o naufraghi. In questi luoghi è sensato pensare che le due culture a contatto abbiano potuto apprendere caratteristiche dell'altra cultura e quindi può sussistere la possibilità che qualche persona abbia visto dimostrazioni con queste armi e abbia deciso di portarle a casa.

Versione cinese dei sai. A differenza dei sai okinawensi sono composti da tre parti saldate tra loro invece che ottenuti da un unico pezzo lavorato.

influenza indiretta: India;

Nella cultura indiana il tridente è un simbolo attribuito alla divinità maschile Shiva ed è anche simbolo sacro nel buddismo. La "trisula o trishula" questo il nome del tridente nella cultura indiana sarebbe l'antenato del sai ed avrebbe il significato di distruggere i desideri terrestri, temporali e materiali dell'essere umano. Questo concetto ha influenzato molto la cultura delle arti marziali orientali, in particolare quelle di origine giapponese, attraverso lo zen che spinse a ricercare un equilibrio tra mente, corpo e spirito nella loro pratica: da qui il famoso termine "Shin Gi Tai".

Da notare:

I sai utilizzati prima degli anni 50' del secolo scorso erano opachi, e non cromati come quelli utilizzati nelle moderne palestre e questo garantiva a chi li possedeva una maggior mimetica in quanto una cromatura li avrebbe resi più facili da individuare per colpa dei riflessi generati. Inoltre il metallo non cromato era meno incline a crepe che potevano scaturire dall'utilizzo contro altre armi e che potevano provocare lesioni ai praticanti. La cromatura ovviamente venne poi utilizzata per evitare il presentarsi della ruggine e quindi il deterioramento del ferro.

Curiosità:

La lunghezza del sai dovrebbe essere pari o leggermente più lungo (1/2 cm) dell'avambraccio del praticante.

Vi sono due versioni di sai, uno per il combattimento ed uno per il lancio. Quest'ultimo ha la punta più affusolata che si infilza sul bersaglio. In allenamento si usa lanciare questi sai sul terreno, sulla sabbia oppure contro gli alberi.

Vi lascio ora una playlist di kata di di sai registrati sempre in occasione del torneo ad Okinawa.



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KAMA

Parliamo ora di un'arma la cui origine nei lavori più "umili", presenti nella cultura okinawense, è di più facile identificazione. Il kama è un falcetto probabilmente importato dalla Cina o dal Giappone che veniva e viene tutt'ora utilizzata dai contadini per tagliare le estremità delle piante che crescevano in eccesso. Questo strumento agricolo venne utilizzato in battaglia in un particolare periodo storico del regno delle Ryukyu ovvero intorno all'anno 1314 quando il regno era diviso in tre parti e vi erano frequenti battaglie tra i tre regni. I contadini venivano chiamati alle armi per dar man forte ai propri signori e portavano con se questi falcetti comodi da trasportare ed abbastanza facili da usare in battaglia. Non immaginiamoci però dei grandi risultati perché com'è facile intuire queste "armi adattate" non erano costruite con  materiali di qualità adatte ad un utilizzo bellico e inoltre in mani non esperte non potevano fare la differenza però in momenti di bisogno in cui mancavano sia uomini che armi tutto "faceva brodo". Le versioni di questo strumento costruito per la pratica marziale vennero in seguito realizzate mantenendo invariate le dimensioni e le caratteristiche strutturali mentre venne migliorata la qualità della lama che venne resa più spessa e resistente. 

Coppia di falci di Okinawa.

Interessante aneddoto riguarda il fatto che in Giappone questo strumento agricolo veniva già utilizzato in guerra però con una differenza rispetto a quanto avvenne ad Okinawa: i due falcetti in terra giapponese venivano collegati tra loro usando una catena e quest'arte veniva chiamata "kusarigama". Ad Okinawa invece questi falcetti venivano usati sempre in coppia tenuti con entrambe la mani ma questi non erano uniti tra loro. L'unica cosa che venne aggiunta da qualche esperto era una corda che veniva legata al manico del falcetto e poi legata intorno alla mano in modo da non perdere l'arma in caso di disarmamento da parte dell'avversario. Molto strano invece è il fatto che in Cina questo particolare attrezzo pare non venne utilizzato per l'arte bellica.

Curiosità:

Durante la pratica nel dojo soprattutto quando si eseguono delle tecniche difensive ed offensive con un compagno, si utilizzano i kama completamente in legno per evitare di farsi male e per ridurre il deterioramento delle armi.



In questo primo video potete vedere la versione giapponese dell'utilizzo del kama ovvero l'arte del "kusarigama", in questo caso con un solo falcetto collegato con una catena ad un peso, che è differente dall'utilizzo okinawense che potete vedere nel video successivo.



Nel video avete osservato il Maestro Kenyu Chinen utilizzare i kama tenuti legati alla mano tramite delle corde alla maniera tipica di Okinawa.

Vi lascio in seguito un kata di kama eseguito da Hiroshi Akamine.



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TIMBE E ROCHIN

Quest'arma è in realtà composta da due oggetti differenti tra loro: lo scudo e la lama. Esiste una canzone tradizionale okinawense scritta che ne attesta l'utilizzo già nel XV secolo e questo fatto rende l'arte di questa particolare tradizione marziale una delle poche di cui vi è una fonte sicura. Il testo scritto che contiene questa ed altre canzoni e poesie si intitola Omoro Soshi e venne arricchita di contenuti tra l'anno 1531 e l'anno 1623. 

Timbe di alluminio duro e rochin.


Andiamo ora a vedere nello specifico le due parti: quella difensiva e quella offensiva. Partiremo con quella difensiva come da tradizione per le arti marziali okinawensi.

Lo scudo: timbe;

Lo scudo che compone la parte difensiva di quest'arma veniva realizzato utilizzando il guscio protettivo delle tartarughe marine. In seguito venne realizzato in bambù o in alluminio e ricoperto con pelle animale. Per poterlo tenere con una mano all'interno veniva inserita una "maniglia" in legno oppure un laccio di cuoio. La versione in bamù, venne preferita a quella derivata dal guscio dei longevi animali che spesso si rompeva, e derivava da un particolare coperchio che si utilizzava per cucinare e che si chiamava "shinme". Vi erano scudi utilizzati in Cina che assomigliano molto alle versioni okinawensi e probabilmente furono fonte di ispirazione per gli abitanti ryukyuensi.

La lama: rochin;

La lama che ricorda una lancia di piccole dimensioni (circa 50-60 cm) è la parte offensiva di quest'arma veniva inizialmente realizzata con un pezzo di bambù la cui punta veniva tagliata in modo da essere affilata. In seguito venne realizzata nelle fucine in metallo soprattutto nelle zone settentrionali dell'isola di Okinawa dove troviamo anche una versione simile a quest'arma ma più lunga, chiamata "yaman shishiya", che veniva utilizzata nella caccia al cinghiale nella zona boscosa del yambaru. 

Nobile armato di lancia caccia un cinghiale - Dipinto di Yamada Shinzan.

Esiste una particolare danza delle Ryukyu proveniente dall'isola di Kuro nell'arcipelago di Yaeyama in cui vengono utilizzati il timbe ed il rochin in una dimostrazione folkloristica.

Curiosità:

La maggior parte dei popoli del passato utilizzavano l'accoppiata scudo-spada/mazza/lancia in quanto era facilmente utilizzabile anche da chi non aveva seguito addestramenti particolari. Sul Mar Mediterraneo ad esempio prima dell'avvento delle legioni romane i cittadini semplici utilizzavano queste armi in battaglia.

Di seguito un kata eseguito da un membro della scuola Matayoshi in cui possiamo osservare le tecniche tipiche di questa doppia arma. Notiamo che in questo caso la lama è in stile cinese ed ha il nome specifico di "seiryuto".



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KUE - KUWA

La zappa così come il falcetto è sicuramente una di quelle armi la cui origine è senza dubbio riscontrabile nei lavori agricoli che i contadini svolgevano nella società. Come i kama, la zappa chiamata "kue" in lingua originale, è servito come strumento da portare in battaglia negli anni in cui il regno di Okinawa fu diviso e vi erano frequenti scontri e battaglie tra i vari feudi. In questo periodo serviva tutto l'aiuto possibile ai signori che gestivano le tre "aree" in cui venne diviso il regno, e quindi anche i contadini partivano per combattere armati di quegli oggetti che conoscevano molto bene e con i quali passavano molte ore lavorando. 



Zappa.

Interessante è il fatto che le prime zappe che venivano costruite nel regno delle Ryukyu ma non solo, erano costituite prevalentemente in legno e con pochissime parti metalliche. Nel corso del tempo con l'aumentare della disponibilità del ferro aumentarono costantemente e gradualmente le percentuali di metallo utilizzato per costruire la pala di questo strumento agricolo e di conseguenza aumentò anche l'efficacia di tale attrezzo sia nelle attività lavorative che ne richiedevano l'utilizzo, sia nel suo adattamento ad arma da utilizzare in battaglia.

Curiosità:

Vi è un festival che si tiene sull'isola di Kuro in onore degli dei in cui questo strumento viene utilizzato in una particolare danza per rappresentare i contadini nelle coreografie. Il festival in questione viene chiamato: "Komussa".

Vi lascio un video in cui potrete vedere un kata eseguito da una donna, praticante e insegnante del kobudo della scuola Matayoshi, che utilizza questa particolare arma.



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SURUJIN

Questa rudimentale arma tipica del kobudo di Okinawa ma non solo, in tempi antichi veniva costruità assemblando delle pietre oppure dei coralli morti, della grandezza di un pugno, con una corda ricavata da fibre vegetali. Nello specifico veniva utilizzata una pianta particolare ovvero la palma "Jyuro". La fibra di questa pianta nel dialetto okinawense veniva chiamata "Jyuro kawa" e la pronuncia di queste parole "suru ga" diede origine al nome "surujin".

Un surujin formato da una pietra ed una corda in fibra vegetale.

La lunghezza della corda veniva misurata con una tradizionale unità di misura il cui nome è "shyaku" e che equivaleva a: 

1 shyaku = circa 30,3 cm.

La misura standard della corda di quest'arma misurava 6 shyaku. I moderni surujin sono interamente di metallo così come la variante giapponese (kusari) di quest'arma che era presente già in passato in diverse versioni. Anche in Cina vi sono delle varianti di questa tipologia di arma. 
Risulta difficile trovare delle origini certe di quest'arma in quanto diversi popoli nel mondo inventarono ed utilizzarono questo strumento per difesa personale e come arma, quindi la versione okinawense potrebbe erssere frutto dell'inventiva e delle disponibilità degli abitanti dell'isola così come potrebbe essere stata ispirata dalle versioni cinesi e giapponesi. 

Da menzionare è la difficoltà nell'utilizzo di quest'arma che per risultare efficace in combattimento e non pericolosa per chi la maneggia richiede veramente una grande padronanza. Se usata da mani esperte questo semplice attrezzo può risultare molto efficace in combattimento in quanto permette di svolgere diverse azioni che possono rendere inerme un avversario.

Ecco un video in cui sempre un membro della scuola Matayoshi, Hayasaka Yoshifumi, dimostra un kata con il surujin.



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HOCHI

Questa parola rappresenta una scopa. Ebbene si anche una scopa può diventare un'arma se utilizzata in modo sapiente ed ecco che quindi uno degli attrezzi più comuni ed usati in tutto il mondo nel passato, nel presente e sicuramente anche nel futuro lo ritroviamo inserito in un elenco nel quale non avremmo mai pensato avesse potuto appartenere. 

Scopa di bambù.

Sono diverse le tipologie di scope che si possono trovare nella cultura okinawense ed ognuna di queste aveva delle origini, delle carateristiche e dei significati, che venivano attribuiti a questi utensili, unici e importanti. L'utilizzo di questo attrezzo in ambito marziale venne molto ricercato da alcuni maestri che cercarono un attrezzo che non destasse sospetti e trovarono nelle scope questa caratteristica all'epoca molto importante. 

Curiosità:

In Cina presso il tempio di Shaolin è possibile trovare una rappresentazione di un'arma molto simile ad una scopa e questo indica che probabilmente non furono solo gli okinawensi ad utilizzare tale oggetto come strumento per la guerra e la difesa personale. 

Arma simile ad una scopa presente nel tempio di Shaolin.

Al giorno d'oggi l'unica scuola di kobudo che prevede l'utilizzo di quest'arma è la scuola della famiglia Motobu conosciuta come "Udundi".

Vi lascio alla visione di un video nel quale il Maestro Seikichi Uehara, 1904-2004, dimostra come utilizzare una scopa contro armi più convenzionali. Potete andare direttamente al terzo minuto del video per vedere quanto descritto.



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TEKKO

Il tekko è un tirapugni di ferro che oggi trova riscontro nella sua versione moderna e molto più conosciuta soprattutto negli Stati Uniti d'America. In realtà nel kobudo oggi non è tra le armi più utilizzate, anzi possiamo dire che sono pochi i praticanti che decidono di approfondirne l'apprendimento anche perché non tutte le scuole di kobudo insegnano quest'arte. C'è chi sostiene che quest'arma derivi dall'equipaggiamento dei ninja giapponesi ovvero le spie dell'esercito del Sol Levante ma è difficile trovare prove concrete di tale supposizione. Più facile è invece far risalire l'origine di quest'arma, ancora una volta, alla Cina che nelle proprie pratiche marziali includeva l'utilizzo di armi che prevedevano un utilizzo molto simile a quello del tirapugni. Questi oggetti si ispiravano a delle armi attribuite ad alcune divinità e ad alcuni racconti leggendari.

Tekko con tacche.

Come accadde per altre armi a cui gli okinawensi si ispiravano anche il tirapugni venne "ricreato" utilizzando strumenti comuni e in questo caso l'idea fu quella di utilizzare i ferri di cavallo. Scarseggiando il ferro in quei tempi, come abbiamo più volte ripetuto, è facile pensare che anche questi strumenti furono posseduti principalmente da persone il cui rango sociale garantiva loro abbastanza ricchezza da poterseli permettere.

Anche le staffe che si utilizzavano per montare i cavalli furono utilizzate come "tirapugni" e infatti la forma delle staffe dove si poggiano i piedi quando si sale in sella ad uno di questi animali è molto simile ai tekko.

Curiosità:

I tekko possono essere considerati i progenitori dei moderni tirapugni e si dice che arrivarono in America portati da uomini cinesi che lavoravano nelle ferrovie verso la fine del 19° secolo. Qui ebbero successo probabilmente dopo che qualche sfortunato individuo ne assaggiò la consistenza. 

Esistono scuole di kobudo in cui viene utilizzata una particolare versione del tekko che trova origine in quelle armi cinesi attribuite alle divinità. Sto parlando nello specifico della divinità taoista San tai zi. La variante di quest'arma la possiamo trovare ad esempio nella scuola Tokushin-Ryu il cui stemma mostra proprio questo particolare tekko. In questa scuola è presente un kata chiamato "Tokushin no Tekko" in cui viene appunto utilizzato questo attrezzo.



Tekko utilizzato nella scuola Tokushin-Ryu e che è una variante dell'arma cinese attribuità alla divinità sopra citata.

Qui sotto potete vedere un video che mostra proprio il kata di cui vi ho appena parlato, dimostrato dal Maestro Tokumura Kensho.



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TECHYU - TETCHU

Questa particolare arma "segreta" ha molto probabilmente origine cinesi in quanto nella cultura giapponese non erano ben viste le armi che si potevano facilmente occultare, fatta eccezione per i ninja che per il tipo di lavoro che svolgevano dovevano possedere anche armi facili da trasportare e nascondere. 

Techyu cinese.

Risulta difficile stabilire quando quest'arma iniziò a diffondersi sulle isole Ryukyu ma quello che possiamo dire è che come molte altre armi vennero realizzate, su queste isole, utilizzando i materiali che erano facilmente reperibili ed in questo caso venne scelto il legno. La versione okinawense di quest'arma è di legno mentre quella cinese era di ferro. Si potrebbe definire questo strumento come una sorta di "coltello occultabile" da utilizzare nella difesa personale e nelle situazioni più disperate durante un combattimento.

Techyu delle Ryukyu.

Curiosità:

Al tempio di Shaolin si trova una rappresentazione di quest'arma e questo testimonia che era un'arma comune nella tradizione cinese.

Alcuni sostengono che questo strumento, nella versione di Okinawa, derivi da un particolare attrezzo utilizzato dai pescatori per avvolgere le reti che venne trasformato in un oggetto per difendersi.

Lo stile Kingai-Ryu è uno dei pochi rimasti in cui questo strumento viene utilizzato.

Nel video che segue potete vedere l'arma in questione.



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KANZASHI E JIFFA

Queste forcine per capelli erano utilizzate ad Okinawa sia con lo scopo di fermare le chiome di donne e uomini sia per testimoniare l'appartenenza ad una classe sociale piuttosto che un'altra. I nobili avevano forcine di metalli preziosi mentre contadini, pescatori ed altri popolani indossavano forcine di legno ed ossa. 

Le forcine indossate dagli uomini erano chiamate "kanzashi" mentre quelle indossate dalle donne erano chiamate "jiffa". 

Jiffa in argento delle Ryukyu.

Jiffa in legno delle Ryukyu.

Questo strumento di bellezza, che serviva e serve tutt'oggi come ornamento per le pettinature di donne e uomini in mani esperte diventa un'arma molto utile per la difesa personale e infatti anche oggi le donne lo utilizzano in casi estremi come ultima possibilità nel momento del pericolo.

Curiosa è l'usanza di questo tipo di oggetto anche da parte degli uomini visto che in Giappone non era comune per l'uomo usare questi abbellimenti per pettinarsi. 

Possiamo notare la variante maschile e quella femminile di queste forcine nell'acconciatura tipica delle Ryukyu.

Jiffa e kanzashi in argento delle Ryukyu.

Curiosità:

Interessante è la somiglianza tra i caratteri kanji utilizzati per il kanzashi e quelli di un'altra arma del kobudo: il sai. 

Vi lascio un video che sicuramente piacerà alle lettrici oppure alle mogli, mamme, sorelle di voi maschietti che avete avuto la pazienza di leggermi fin qui.



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Siamo giunti al termine di questo viaggio all'interno del kobudo, quest'arte marziale molto particolare che prevede l'utilizzo di armi non convenzionali e con un bagaglio storico molto vasto e pieno di misteri. Attraverso questo lavoro spero di aver reso onore all'autore delle ricerche che stanno alla base di quanto ho condiviso con voi e mi auguro che attraverso la mia traduzione e revisione io possa consegnare al pubblico italiano una buona risorsa storica per conoscere di più questa meravigliosa arte. 

Ci sono altre armi meno conosciute che vengono utilizzate in alcune particolari scuole di kobudo e che approfondirò in futuro. 

Un grazie speciale a Christian Faurillon.

Alla prossima. 








































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